E se smettessimo di fingere?

… “L’apocalisse climatica sta arrivando. Per prepararci, dobbiamo ammettere che non possiamo evitarlo.”

Il rapporto ONU 2021 sui cambiamenti climatici , aggiornamento della review del 2013 sullo stato dell’arte della ricerca scientifica, certifica la (quantomeno parziale) irreversibilità dei processi in corso e dei conseguenti effetti sulla terra, destinati a durare secoli. E, pur incitando a sostenere ancora le politiche attuali nonostante il loro fallimento, offre prove a sostegno dell’inutilità degli sforzi di riduzione dei gas serra nel contrastare il trend ormai avviato: per esempio, durante i lockdown causati dalla pandemia non c’è stato alcun effetto apprezzabile sulla temperatura della Terra, nonostante la riduzione globale del 7% dell’anidride carbonica -ben oltre le soglie previste dagli attuali accordi (il prossimo COP26 per aggiornarli è in programma a Glasgow a novembre).

Un tentativo di risposta all’irreversibilità dei cambiamenti climatici la fornisce il saggio di Jonathan Franzen tratto dall’articolo apparso nel 2019 sul New York times, che sposta l’attenzione dai costosissimi, tardivi e controversi piani per ridurre presunte emissioni nocive al governo del fenomeno e dei suoi effetti nefasti.

Dalla considerazione che qualunque intervento umano su presunte cause clima-alteranti non raggiungerebbe mai gli effetti sperati nel rallentare nel breve-medio termine il cambiamento climatico e gli enormi costi socio-economici connessi, scaturisce una semplice domanda: data la nostra impotenza verso le cause, non sarebbe più logico, efficace e conveniente orientare gli sforzi verso la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico?

Il libro, tradotto in italiano nel 2020, è edito da Einaudi. 64 pagine, ISBN 9788806246907.